Lapide in ricordo dell'altare Barberini

Maestranze fiorentine
post 1869-1899 ca.

Lapide in ricordo dell'altare Barberini

Barberini

È il casato di Urbano VIII, nato Maffeo Barberini (Firenze 1568 – Roma 1644), papa dal 1623 alla morte. Durante il suo pontificato si svolse il processo a Galileo (1633). Il 24 febbraio 1616 il Sant'Uffizio aveva decretato la falsità della tesi eliocentrica e, poco dopo, la sospensione del De revolutionibus di Copernico (1543), fino a quando non fosse stato corretto. Galileo fu ammonito a non considerare la teoria copernicana una verità filosofica, da assumere al massimo come ipotesi matematica. L'elezione di papa Urbano VIII, antico ammiratore di Galileo e in apparenza non avverso alla nuova astronomia, fece sorgere nuove speranze in una riabilitazione di Copernico e della sua opera, che tuttavia non avvenne mai. Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, pubblicato da Galileo nel 1632, nonostante le cautele di un proemio assai conciliante, venne giudicato scopertamente partigiano verso le verità proibite, e perciò sequestrato. Nel gennaio del 1633 Galileo fu convocato a Roma di fronte al Tribunale dell'Inquisizione. Il processo ebbe termine il 22 giugno: Galileo fu condannato ad abiurare e a passare il resto dei suoi giorni rinchiuso nella sua casa di Arcetri, mentre il suo Dialogo veniva messo all'Indice. Mecenate, protettore di artisti e letterati nonché poeta lui stesso, Urbano VIII fu uomo colto e brillante. Tuttavia, la congiuntura politica nella quale si trovò a operare, l'idea di una Chiesa autoritaria e disciplinatrice, non meno di un'indole irascibile e vendicativa, fecero sì che liberalità e tolleranza non ispirassero il suo pontificato, durante il quale la persecuzione di Galileo non fu un episodio isolato.

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