Lodovico Cardi detto il Cigoli

Lodovico Cigoli (Lodovico Cardi), Giovanni Bilivert
Entrata di Cristo in Gerusalemme
1604-20

Lodovico Cigoli (Lodovico Cardi), Giovanni Bilivert, Entrata di Cristo in Gerusalemme, 1604-20

Lodovico Cigoli (Lodovico Cardi)
Trinità
1592

Lodovico Cigoli (Lodovico Cardi), Trinità, 1592

Lodovico Cardi detto il Cigoli
(Cigoli (PI) 1559 – Roma 1613)

Pittore, scultore e architetto attivo principalmente tra Firenze e Roma. Membro delle accademie del Disegno, della Crusca e di San Luca, fu tra i principali fautori del rinnovamento della pittura fiorentina e lavorò per committenti influenti come il granduca Ferdinando I e Paolo V Farnese.
Fu particolarmente sensibile alle connessioni tra arte e scienza: si dedicò allo studio della matematica con Ostilio Ricci e dell'anatomia con il celebre medico Sir Théodore Turquet de Mayerne. Il Trattato della prospettiva pratica scritto dal Cigoli e pubblicato postumo risente degli insegnamenti di Galileo, con il quale era in rapporti di cordiale amicizia. Tra i due esisteva una stima reciproca così confermata anche dal Viviani nella Vita di Galileo: "onde 'l famosissimo Cigoli, reputato dal Galileo il primo pittore de' suoi tempi, attribuiva in gran parte quanto operava di buono alli ottimi documenti del medesimo Galileo" (Vincenzo Viviani, Vita di Galileo, a cura di Bruno Basile, Roma, Salerno, 2001, p. 31).
Nella Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore a Roma, Cigoli inserì una delle prime rappresentazioni realistiche della luna, caratterizzata da asperità e crateri, in maniera conferme alle rilevazioni di Galileo e alle osservazioni condotte dal Cigoli stesso. L'uso diretto del telescopio da parte dell'artista è testimoniato dal carteggio con Galileo in cui i due amici si scambiano i rispettivi disegni delle macchie solari. Cigoli in persona controllò l'operato dell'incisore Matthäus Greuter che realizzò l'apparato iconografico della Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti edito nel 1613.
Per lettera Cigoli forniva continui ragguagli a Galileo sull'accoglienza romana alle sue teorie e scoperte: spesso si spinge oltre raccontando come avesse difeso l'amico dai "satrapi" e dai "can botoli" a lui avversi, incoraggiandolo a continuare, con cautela, le sue ricerche, come nella missiva datata 11 agosto 1611 in cui scrive: "… la verità à per suo proprio, quanto più si rimesta, più presto si squopre: sì che rallegratevi delle perseguzioni; basta che abbiate l'ochio che non vi impedischino il corso dei vostri studi" (Lodovico Cigoli a Galileo, Roma 11 agosto 1611. Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P.I, T. VI, c. 207)