Uomini e automi: una storia antichissima

Il primo testo noto Sulla costruzione di automi è opera di Erone di Alessandria (I sec. d.C.). Alla definizione di questa materia contribuisce nel tempo la crescita delle conoscenze di idraulica e pneumatica, nonché l'esperienza dei costruttori di orologi meccanici. Il motore dell'orologio azionava le statue, come lo jaquemart, l'uomo di ferro che batteva le ore sulle campane delle chiese. In età moderna, suscitarono stupore gli automi di Jacques de Vaucanson (1709-1782): l'anatra, il flautista e il tamburino. Straordinaria la vicenda del "Turco giocatore di scacchi": realizzato nel 1790 dal barone Von Kempelen, sconfisse Napoleone e l'imperatrice d'Austria. Il sogno di replicare la vita umana sembrava raggiunto: il "Turco" non solo si muoveva, ma pensava! Era in realtà un falso automa, che nascondeva un uomo al suo interno, emblema perfetto della fusione tra biologico e tecnologico: un uomo che si fingeva macchina che a sua volta si fingeva uomo.