Maria Luisa Righini Bonelli ritenne indispensabile superare la crisi e riaprire il Museo nel minor tempo possibile. Una troppo lunga perdita di contatto con il pubblico avrebbe potuto comportare la chiusura definitiva. Ai frettolosi lavaggi in piazza dei Giudici con acqua e solventi dei giorni immediatamente successivi all’alluvione, seguirono restauri capillari durati decenni. I lavori coinvolsero personale interno (Alberto Ulivelli, Andrea Rabbi, Giampaolo Curioni), restauratori privati e altre istituzioni. L’ultimo oggetto a svelare strati consistenti di sedimento fluviale è stato la macchina idroelettrica di Armstrong, non più esposta, ma smontata e ripulita in occasione di una mostra del 2007. Non è però detto che il fango dell’Arno non appaia nel prossimo futuro in qualche altro strumento dimenticato nei depositi del Museo Galileo.