Dagli elenchi dei libri e manoscritti vergati nei suoi codici si ricava che Leonardo aveva formato una cospicua biblioteca personale al tempo del Codice Leicester. Vi traspare infatti la conoscenza di numerosi testi classici e medievali. Ormai cinquantenne, ha assimilato le nozioni di filosofia naturale, di meccanica, di ottica e di cosmologia della tradizione. Tra le sue fonti spiccano, tra i greci, Platone, Aristotele, Strabone, Archimede e, tra gli autori latini e medievali, Frontino, Alberto Magno, Alberto di Sassonia, ma anche Dante Alighieri, Ristoro d’Arezzo e Cecco d’Ascoli. Leonardo sottopone continuamente quei testi al vaglio dell’esperienza, confutandone spesso le affermazioni. Tuttavia, non formulerà mai un’interpretazione organica della natura e delle sue operazioni. La sua è una ricerca senza fine, un processo di continua rimessa in discussione delle conclusioni via via stabilite.