Memoria della prima sepoltura di Galileo - iscrizione

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GALILEO / GALILÆI / FLORENTINO / PHILOSOPHO / ET GEOMETRÆ / VERE LINCEO / NATURÆ / OEDIPO
MIRABILIU(M) SEMP(ER) INVENTORUM MACHINATORI / QUI INCONCESSA ADHUC MORTALIS GLORIA / CŒLORUM PROVINCIAS AUXIT / ET UNIVERSO DEDIT INCREMENTUM / NON ENIM VITREOS SPHAERARUM ORBES FRAGILESQUE STELLAS CONFLAVIT / SED ÆTERNA MUNDI CORPORA MEDICEÆ BENEFICENTIÆ / DEDICAVIT / CUIUS INEXTINCTA GLORIÆ CUPIDITAS / UT OCULOS NATIONUM SECULORUMQUE OMNIUM VIDERE DOCERET / PROPRIOS IMPENDIT OCULOS / CUM IAM NIL AMPLIUS HABERET NATURA QUOD IPSE VIDERET / CUIUS INVENTA / VIX INTRA RERUM LIMITES COMPREHENSA / FIRMAMENTUM IPSUM NON SOLUM CONTINET / SED ETIAM RECIPIT / QUI RELICTIS TOT SCIENTIARUM MONIMENTIS / PLURA SECUM TULIT QUAM RELIQUIT / GRAVI ENIM SED NONDUM EFFŒTA SENECTUTE / NOVIS CONTEMPLATIONIBUS MAIOREM GLORIAM AFFECTANS / INEXPLEBILEM SAPIENTIA ANIMAM IMMATURO NOBIS OBITU / EXHALAVIT / IN ARCETRI SUBURBANO ANNO MDCXLII / MENSE IANUARII DIE IX AETATIS SUE / LXXVIII / FRATER GABRIEL PIEROZZI NOVITI/ORUM RECTOR ET MAGISTER TANTI HEROIS ADMIRATOR VIRTUTUM POSUIT / KALENDIS SEPTEMBRIS MDCLXXIIII


A Galileo Galilei fiorentino, filosofo e geometra, realmente linceo, Edipo della natura.
All'inventore di ritrovati sempre straordinari, che gratificato di una gloria mai concessa prima a un mortale, allargò i confini dei cieli ed accrebbe l'universo. Non assemblò orbite vitree per le sfere e fragili stelle, ma dedicò i corpi eterni dell'universo alla benignità medicea; per il suo inesauribile desiderio di gloria, sì che imparassero a vedere gli occhi di ogni luogo e di ogni tempo, immolò i propri occhi, poiché la natura non aveva ormai più niente che lui potesse vedere; le sue scoperte, a mala pena comprese nei confini delle cose, il firmamento non solo le contiene, ma le accetta; pur avendoci tramandato innumerevoli monumenti di scienza, ha portato con sé più di quanto abbia lasciato: per la grave e pur mai sterile vecchiaia, infatti, aspirando a maggior gloria per nuove ricerche, rese l'anima insaziabile di sapere in una morte per noi prematura, nella villa di Arcetri il 9 gennaio 1642, all'età di 78 anni. Fra' Gabriele Pierozzi, rettore e maestro dei novizi, ammiratore delle virtù di sì grande eroe, pose il 1° settembre 1674.

 

TANTI VIRI CORPUS / CUIUS ANIMI PRAECLARA MONIMENTA UBIQUE MORTALES SUSPICIUNT / TOTO FERE SECULO / HIC JACERE SINE HONORE NON SINE LACRYMIS CONSPEXERUNT / ERUDITI CIVES ET HOSPITES QUOTQUOT FLORENTIÆ FUERE / ANNO DENIQUE MDCCXXXVI IV IDUS MARTIIUS [sic] / VESPERE HINC TRANSLATUM DECENTIORI LOCO TUMULANDUM / BONI OMNES GRATULATI SUNT


Il corpo di un sì grand'uomo, le chiarissime testimonianze del cui pensiero sono ovunque sotto gli occhi di tutti, per quasi un secolo intero videro qui giacente senza onori, ma non senza lacrime, i cittadini dotti e chiunque visitasse Firenze. Finalmente il 12 marzo 1736 [stile fiorentino] al crepuscolo fu portato via da qui per essere sepolto in un luogo più dignitoso. E tutti gli uomini dabbene se ne rallegrarono.