Per tutta la prima metà del XIX secolo la produzione di strumenti scientifici in Italia fu limitata e di qualità spesso mediocre. Un territorio ancora diviso politicamente, un’industrializzazione tardiva e circoscritta a pochi centri sono solo alcune delle ragioni che ostacolarono l’affermarsi di officine importanti. I migliori strumenti per la fisica, l’astronomia e la topografia provenivano dall’estero, soprattutto dai costruttori parigini. Ma anche in Italia operavano alcuni abili “meccanici” che, spesso al servizio di gabinetti di fisica universitari o di osservatori astronomici, erano in grado di fornire strumenti di buona qualità; la loro produzione rimaneva però confinata a un ambito locale. Unica notevole eccezione fu l’ottico modenese Giovanni Battista Amici, i cui strumenti (soprattutto i microscopi) furono richiesti e apprezzati anche all’estero.