Dico che 'l cielo della Luna colla Gramatica si somiglia, perché ad esso si può comparare [per due propietadi] […].
L'una si è l'ombra che è in essa, la quale non è altro che raritade del suo corpo […]; l'altra si è la variazione della sua luminositade […].

E queste due propietadi hae la Gramatica: ché per la sua infinitade li raggi della ragione in essa non si terminano […];
e luce or di qua or di là, in tanto [in] quanto certi vocabuli, certe declinazioni, certe construzioni sono in uso che già non furono […].

Convivio II, XIII, 9-10