Nella ricostruzione di Antonio di Tuccio Manetti (1423-1497), che alla fine del Quattrocento inaugurò una lunga stagione di studi sul sito, forma e misura dell’inferno dantesco, la grande voragine dei dannati era in asse con la città di Gerusalemme e aveva l’entrata in prossimità di Cuma e del lago Averno. L’immenso vuoto sotterraneo si estendeva dalla Sicilia alla Persia, e dall’Etiopia al Mar Caspio. Manetti ne delimitò la massima apertura sulla superficie terrestre tracciando su una carta nautica una circonferenza di raggio pari a 1700 miglia.
Arrecati innazi la carta da navicare, et prese le sexte poni luno de lati sopra Hierusalem, et extendi laltro insino in miglia mille septecento… et vedrai che… il primo luogo di terra ferma che toccherà lo lato mobile di dette sexte sia in Italia et di quella intorno a Cuma...
Dialogo di Antonio Manetti… circa al sito, forma, et misure de lo inferno di Dante, Firenze 1506, c. 55v.