Le sculture anamorfiche di Stella Battaglia e Gianni Miglietta sono il prodotto di una ricerca artistica volta a indagare le potenzialità plastiche della prospettiva. Ad alimentare questa ricerca ha contribuito la proficua collaborazione dei due artisti alle mostre e ai laboratori didattici del Museo Galileo, che da anni sviluppano, sotto il profilo storico, il tema delle intersezioni tra arte e scienza. A modellare le forme non è solo la mano dell’artista ma anche l’occhio guidato dalle leggi della geometria e dell’ottica. I raggi visivi e luminosi rappresentano l’invisibile impalcatura geometrica che sostiene le fugaci immagini dell’anamorfosi, immagini riconoscibili solo se osservate da un preciso punto di vista, o riflesse in uno specchio. Da ogni altro punto di vista, esse appaiono distorte o indecifrabili. Alle tradizionali applicazioni pittoriche su superfici bidimensionali (carta o tela) caratteristiche dell’età barocca, Battaglia e Miglietta aggiungono realizzazioni su supporti tridimensionali.
“Anamorfosi” è un neologismo seicentesco che indica un genere di raffigurazione pittorica fondato sullo studio delle aberrazioni prospettiche, molto diffuso nell’arte barocca. Composto dalle parole greche aná e morphè, il termine descrive la deformazione delle immagini al mutare del punto di vista dell’osservatore. Aná esprime l’idea di movimento dal basso verso l’alto, mentre morphè indica la forma dell’oggetto. La percezione dell’immagine corretta si verifica da un solo punto di vista.
Le opere esposte elaborano le tre tipologie tradizionali di anamorfosi:
ottiche: l’immagine è riconoscibile solo guardando a occhio nudo da un particolare punto di vista;
catottriche: l’immagine si ricompone guardando in uno specchio;
diottriche: l’immagine si ricompone guardando attraverso una lente.
Attraverso una piccola apertura praticata in una parete, la luce proietta l’immagine di oggetti o persone all’interno di una stanza buia, conservandone forme e colori. Se l’apertura è molto piccola, l’immagine risulta a fuoco, ma poco luminosa; se l’apertura è di dimensioni maggiori, l’immagine acquista luminosità, ma per la messa a fuoco è necessaria una lente.