Tra il XII e il XIII secolo, mentre i Mongoli si espandevano rapidamente per tutta l'Asia, i frati domenicani e francescani cominciarono a fondare conventi nell'Europa orientale, raggiungendo l'Armenia, la Georgia e la Persia. Alla fine del Duecento, quando Marco Polo (1254-1324) era sulla via del ritorno dopo due decenni trascorsi nei territori di Kublai Khan (1215-1294), i francescani raggiunsero la Tartaria settentrionale e orientale, e all'inizio del Trecento fondarono un vicariato nel Cathay. La loro attività missionaria fu determinante per costruire la conoscenza geografica dell'Estremo Oriente. Insieme al Milione di Marco Polo, i racconti di viaggio dei missionari francescani e domenicani costituiscono le fondamenta del sapere geografico che permise alla cristianità medievale di espandere l'immagine del mondo ereditata dall'antichità classica. Osservando il piccolo emisfero nella parte superiore destra della mappa di Waldseemüller (ca.1470-ca.1520) si evince come per un cosmografo umanista del primo Cinquecento erano proprio i viaggi dei missionari degli ordini mendicanti a marcare l'inizio del mondo moderno, inteso come quella parte del mondo sconosciuta o quanto meno non descritta dagli antichi. Contrapposto all'emisfero sinistro che raffigura l'ecumene tolemaica, il nuovo mondo include il Cathay e le terre scoperte da Colombo (1451-1506) e Vespucci (1454-1512).