Tra i mercanti genovesi e veneziani che nel Duecento operavano tra il Mar Nero e la Persia si distingue in particolare la famiglia dei Polo. Seguendo le rotte della via della seta, il padre e lo zio di Marco Polo (1254-1324) raggiunsero l'odierna Pechino, gloriosa capitale di un immenso territorio dominato per circa un secolo dalla dinastia del Gran Khan Kublai (1215-1294), il nipote di Genghiz Khan (1167?-1227). Kublai chiese ai Polo di farsi ambasciatori presso il pontefice per inviare alla corte mongola una missione con predicatori e testimonianze materiali del mondo cristiano. I Polo rientrarono a Venezia ma ripartirono presto per la corte del Gran Khan, portando con loro il giovane Marco che forse parlava il persiano, una delle lingue della burocrazia mongolo-cinese. Questo permise a Marco Polo di visitare molte città dell'impero come funzionario di corte. I racconti di viaggio che costituiscono il celebre Milione furono scritti dopo il ritorno a Venezia, probabilmente durante il periodo di prigionia a Genova nel 1298, in collaborazione con il poeta Rustichello da Pisa (seconda metà XIII sec.). Reso pubblico intorno al 1300, il libro di Marco Polo e Rustichello da Pisa ebbe un'ampissima trasmissione manoscritta plurilingue, divulgando i tratti di una vera e propria geografia economica e politica dell'Asia raccontata come una fitta e intricata rete di rotte mercantili - terrestri, fluviali e marittime - seguendo le quali il Mediterraneo e l'Europa cristiana si legavano all'Asia più profonda e lontana. I confini del mondo si espandevano a oriente fino al ricchissimo regno insulare di Cipango, l'odierno Giappone, che il Milione descriveva per la prima volta.