360-350 a.C. Matera, Museo Archeologico Nazionale “D. Ridola”
Inv. 164506
È raffigurato un corteo dionisiaco: a sinistra un satiro con corno potorio e situla, quindi una menade che indica Dioniso, il quale regge un kantharos e un tirso.
APPROFONDIMENTI
Il culto di Dioniso
Simbolo della vite e, in qualità di dio che muore e rinasce, della vegetazione, Dioniso è una divinità complessa, cui non sono estranei collegamenti con il mondo infero. Gli animali sotto le cui spoglie veniva originariamente rappresentato (toro, serpente, pantera) divennero successivamente suoi attributi. Se anticamente la sua immagine è quella di un dio barbato, dalle lunghe chiome ricciute, disteso sulla kline, dal V secolo a.C. si afferma invece la figura di un giovane, ebbro, effeminato, sempre riconoscibile per i suoi attributi: il kantharos, i rami di vite, il tirso, la nebride, l'edera e la pantera.
Satiri e menadi
I satiri sono, nella mitologia greca, assistenti di Dioniso. Creature dei boschi, hanno aspetto umano con tratti animaleschi, come la coda e le zampe caprine. Amanti degli eccessi, sono descritti e raffigurati intenti a ubriacarsi per dare sfogo alla loro natura selvaggia. Sacerdotesse di Dioniso, le menadi - letteralmente "le invasate" per il loro atteggiamento - durante le processioni di Dioniso suonano il flauto e danzano. Musica e danza sono parte integrante del simposio.