La longitudine misura la distanza angolare di un punto dal meridiano di riferimento. Oggi ci si riferisce per convenzione al meridiano passante per l'Osservatorio di Greenwich, ma all'epoca delle grandi scoperte geografiche il meridiano zero passava per le Canarie, le antiche isole Fortunate che al tempo di Tolomeo segnavano il confine occidentale del mondo conosciuto. La misura della longitudine rappresentò a lungo un problema di difficile risoluzione e ciò comportò enormi difficoltà soprattutto nella navigazione oceanica. A seguito della scoperta del Nuovo Mondo, l'esigenza di individuare un metodo efficace per stabilire la longitudine divenne sempre più urgente. Amerigo Vespucci (1454-1512) ottenne buoni risultati misurando le eclissi lunari, ma i frequenti errori di valutazione causarono spesso enormi perdite umane e materiali. Premi e incentivi furono promessi dalle potenze marinare a chi fosse riuscito a trovare una soluzione conveniente. Il cosmografo Reiner Gemma Frisius (1508-1555) propose per primo l'uso di orologi portatili che potessero mantenere a bordo l'ora del porto di partenza, da confrontare con quella calcolata sulla nave con gli strumenti astronomici. Gli orologi meccanici del tempo, tuttavia, non erano sufficientemente precisi per garantire un buon risultato. Galileo (1564-1642) ne migliorò il funzionamento con l'applicazione del pendolo e pensò di poter risolvere il problema della longitudine misurando i periodi e le eclissi dei satelliti di Giove. La soluzione fu trovata solo nel XVIII secolo grazie al cronografo di precisione costruito da John Harrison, che consentiva di calcolare con esattezza la differenza oraria tra il porto di partenza e il luogo in cui la nave si trovava. Sapendo che ogni ora è 1/24 di 360°, ossia 15°, bastava moltiplicare la lunghezza di un grado di un dato parallelo, solitamente espressa in miglia o in leghe, per il numero di gradi corrispondenti alla differenza oraria.