Il primo metodo cartografico di Tolomeo (ca.100-ca.175 d.C.) è una rappresentazione piana del mondo allora conosciuto elaborata con l'intento principale di salvaguardare la misura delle coordinate geografiche dei luoghi. All'epoca di Tolomeo, nel II secolo d.C., il mondo conosciuto, detto ecumene, si estendeva in longitudine per 180°, dalle attuali isole Canarie all'Indocina, una porzione che in realtà occupa solo 120° della circonferenza terrestre. L'estensione in latitudine era di circa 80°, dalla leggendaria isola di Thule, in prossimità del circolo polare artico, al parallelo detto anti-Meroë, 16°25' a sud dell'equatore. Per mantenere inalterate le distanze tra i luoghi, nell'inevitabile deformazione che comporta la trasformazione piana del globo terrestre, Tolomeo si servì di una figura geometrica intermedia: un semicono che avvolge la Terra toccandola in coincidenza del parallelo passante per l'isola di Rodi. Le latitudini misurate sull'arco di meridiano furono quindi trasferite sulla retta generatrice del semicono la cui estensione, dal vertice al parallelo anti-Meroë, risulta misurare 131° e mezzo. Per coerenza con le caratteristiche geometriche della sfera che ha il parallelo massimo nel circolo equatoriale, il tratto del semicono al di sotto dell'equatore subisce una spezzata, rivolgendosi all'interno, come a formare il tronco di un semicono rovescio. In questo modo, come nella sfera, il parallelo anti-Meroë torna ad avere lo stesso raggio del parallelo simmetrico passante per la città di Meroë. Il trasferimento delle coordinate geografiche dal globo al semicono permise quindi a Tolomeo di 'sbucciare' idealmente la Terra per trasformare la superficie del mondo conosciuto prima in forma conica poi, con un semplice sviluppo, in forma piana.