Nel corso dei due secoli che separano il Milione di Marco Polo (1254-1324) dalla Cosmografia di Waldseemüller (ca.1470-ca.1520), ossia tra il 1300 e il 1507, l'immagine del mondo conosciuto subì un lento ma profondo mutamento. La geografia dotta medievale aveva a lungo tramandato l'idea che il numero dei popoli abitanti l'ecumene era stato definito una volta per tutte dal momento in cui i figli di Noè e i loro discendenti ripopolarono la Terra dopo il Diluvio, e che la descrizione delle terre abitate era stata data in modo definitivo dai geografi romani. A partire dal XIII secolo, queste certezze furono progressivamente scardinate da due importanti processi storici: da un lato le scoperte letterarie della cultura umanistica, che riportarono alla luce opere dimenticate o perdute, come la Corografia di Pomponio Mela (I sec. d.C.) e la Geografia di Claudio Tolomeo (ca.100-ca.175 d.C.), cui si aggiunsero le narrazioni dei pellegrini in Terrasanta; dall'altro le scoperte geografiche fatte in conseguenza dei viaggi commerciali oltre l'ecumene antica. I navigatori portoghesi si spinsero per primi lungo le coste dell'Africa occidentale, doppiando il Capo Bojador e il Capo di Buona Speranza per raggiungere l'India direttamente in nave, aggirando tra l'altro il problema del blocco turco nel Mediterraneo. La corona spagnola, invece, finanziò le prime spedizioni verso Occidente, favorendo la scoperta del Nuovo Mondo.