La carta nautica, o carta marina, è una rappresentazione piana del globo terrestre costruita su una griglia ortogonale e regolare di meridiani e paralleli. In questa trasformazione piana della superficie sferica, le terre più lontane dall'equatore subiscono una deformazione progressiva nel senso della longitudine. Le distanze tra i luoghi risultano quindi alterate, ma i meridiani e i paralleli si incontrano ad angolo retto, come nella realtà. Questo fa sì che una qualsiasi linea retta tracciata sulla mappa intersechi i meridiani sempre con lo stesso angolo. Lo scopo della carta nautica, infatti, era quello di consentire il tracciamento delle rotte di navigazione lungo le direzioni rettilinee della rosa dei venti. La nave, quindi, poteva navigare verso un punto stimato senza cambiare mai la direzione di prora. Quella linea, tuttavia, non era il percorso più breve tra due punti, come riconobbe per primo il cosmografo del re di Portogallo Pedro Nuñez (1502-1578) nel suo trattato sull'arte di navigare del 1537. Il cosmografo portoghese spiegò che, sulla superficie di un globo, quella linea si configurava come una spirale che inviluppa i poli. La "linea dei rombi", che oggi è detta linea lossodromica, non era, infatti, un arco di circolo massimo e non misurava pertanto la distanza più breve tra due punti. Navigare su un arco di circolo massimo, del resto, non era facile come navigare su una linea lossodromica. Pur tracciando il percorso più breve, l'arco di circolo massimo, detto linea ortodromica, non interseca mai i meridiani con lo stesso angolo. Inoltre, trasferito su una carta nautica, esso assumerebbe una configurazione curvilinea di difficile rappresentazione grafica, costringendo il nocchiere a cambiare continuamente la direzione di rotta. La praticità delle linee lossodromiche, tracciate sulle 32 direzioni della rosa dei venti, favorì pertanto la diffusione di carte nautiche caratterizzate da un fitto reticolo di linee radiocentriche tra le cui maglie si snodavano le rotte di navigazione.