Le regole del disegno prospettico
“Dico che la prospectiva sona nel nome suo, commo dire le cose vedute da lungi rapresentare sotto certi dati termini con proportione, secondo la quantità delle distantie loro”
Mentre Alberti si era preoccupato di gettare i fondamenti teorici della nuova disciplina pittorica - concedendo solo pochi paragrafi alla pratica del disegno - Piero si concentrò decisamente sulle regole della rappresentazione grafica. A differenza di Alberti che compose un testo privo di illustrazioni, nella convinzione umanistica di poter spiegare tutto attraverso la scrittura, Piero corredò ampiamente il trattato di numerosi disegni, estremamente precisi, puliti e di straordinaria finezza.
La “prospectiva” per Piero era “commensurazione”, ossia rappresentazione misurata dei corpi sulla superficie del dipinto. Il quadro per lui era il “termine” dei raggi visivi, ovvero il luogo geometrico in cui l’occhio “descrive con li razzi proportionalmente le cose et posse in quello giudicare la loro mesura”. Sul quadro le grandezze osservate subiscono una diminuzione apparente proporzionale alla distanza di osservazione, tanto che “se mutaremo la distantia dall'ochio al termine, se mutarà proportione”. Su questo principio proporzionale si fonda il pensiero scientifico della pittura moderna: solo chi non riesce a “intendere la distantia che vuole essere dall’occhio al termine” resta “in dubitatione la prospectiva non esser vera scientia, giudicando il falso per ignorantia”. Dal trattato di Piero emergono due regole fondamentali: una più breve, consistente nell’uso della diagonale per trasformare l’oggetto in vera forma in oggetto “degradato”, l’altra più laboriosa ma metodologicamente più coerente, fondata sull’intersezione della piramide visiva in pianta e in alzato.