Petrus Pictor Burgensis, De Prospectiva Pingendi
“commo zelante della gloria dell’arte de questa età, commo presuntuoso ho preso ardire scrivere questa particella de prospectiva [ottica] appartinente alla pictura”
Il trattato De prospectiva pingendi fu quasi certamente composto attorno alla metà degli anni Settanta del Quattrocento, anche se le continue limature e riscritture testimoniate dai codici superstiti ne suggeriscono una gestazione che potrebbe risalire alla metà del decennio precedente. Piero lo scrisse in volgare e Maestro Matteo di ser Paolo d’Anghiari lo recò successivamente in latino “de verbo ad verbum” come ricorda Luca Pacioli nella Summa de aritmetica (1494). Diviso in tre libri, il De prospectiva pingendi è il primo trattato sistematico di prospettiva interamente illustrato, nonché il primo in cui ci si preoccupi di giustificare matematicamente i procedimenti descritti.
Il trattato è sopravvissuto attraverso sette codici manoscritti, tre volgari – Parma (Biblioteca Palatina), Reggio Emilia (Biblioteca Comunale “A. Panizzi”), Milano (Biblioteca Ambrosiana) – e quattro latini – Milano (Biblioteca Ambrosiana), Bordeaux (Bibliothèque Municipale); Londra (British Library); Parigi (Bibliothèque Nationale de France).
Il trattato prospettico era stato preceduto dal Trattato d’abaco - un libro di matematica mercantile scritto per un ricco mercante di Borgo Sansepolcro – e fu seguito dal Libellus de quinque corporibus regularibus, un opuscolo interamente dedicato alla geometria dei poliedri platonici. Ma Piero fu anche studioso di Archimede le cui opere trascrisse e illustrò di propria mano negli stessi anni in cui componeva il De prospectiva pingendi.