Sezione VI

VI 0 articoloIl disegno di architettura: ichnographia, orthographia, scaenographia

perho he de bisogno sapere fare tucti li contorni mensuratamente de quello che l’uomo vuol fare et quello ponere sopra il piano nelli luoghi loro in propria forma

Sebbene i numerosi disegni di architettura del Rinascimento dimostrino come siano sopravvissute a lungo delle forme di rappresentazione miste, con prospetti ombreggiati o combinazioni di prospettive e proiezioni ortogonali o pseudo-ortogonali, la volontà diffusa sul piano teorico era quella di conferire al disegno di architettura una sua precisa peculiarità che trova proprio nell’opera di Piero la messa a punto dei principi fondamentali. La necessità di un disegno codificato secondo il metodo delle proiezioni ortogonali si manifesta costantemente nei teorici successivi, da Raffaello (Lettera a Leone X) ad Albrecht Dürer che consigliava ai pittori di apprendere le tecniche di rappresentazione dei tagliapietra, e a Sebastiano Serlio, per il quale “il perspettivo non farà cosa alcuna senza l’Architetura, ne l’Architetto senza perspettiva”. Daniele Barbaro considerava la prospettiva e alle proiezioni ortogonali un tema vitruviano, e Giacomo Barozzi da Vignola suggeriva di eseguire i disegni preparatori per la prospettiva “nel modo che ci havesse a servire d’Architettura”. Fin dalle prime sperimentazioni del Quattrocento, del resto, appariva chiaro che l’oggetto principale della rappresentazione prospettica era l’architettura. Un buon pittore doveva possibilmente essere anche un buon architetto o, almeno, conoscere dell’architettura tutto ciò che riguardava il disegno degli ornamenti, dalle proporzioni alla sintassi degli ordini classici, rovesciando la tradizione medievale che vedeva la figura dell’architetto coincidere con quella dello scultore. Figura emblematica del pittore-architetto fu Donato Bramante (“gran prospettivo come creato di Piero del Borgo” lo dice Fra Sabba da Castiglione) che, non a caso, esordì nel campo dell’architettura attraverso un’opera di grande raffinatezza prospettica: il finto coro di Santa Maria presso San Satiro a Milano.