Disegno preparatorio della città ideale (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche)
Ricostruzione dei segni visibili all’infrarosso
Stampa su pannello rigido
67,5 x 239 cm
Ricostruzione: Filippo Camerota (disegno di Monica Tassi e Fabio Corica) dalle riflettografie di Maurizio Seracini (2001)
La straordinaria veduta prospettica di una città immaginaria, oggi nota come Città ideale e conservata a Urbino presso la Galleria Nazionale delle Marche (inv. 19990 D 37), è una delle più importanti icone prospettiche del Rinascimento. L’autore è tuttora ignoto, anche se la critica si esercita da sempre a individuarne il nome tra gli artisti gravitanti intorno alla corte di Urbino: Luciano Laurana, Piero della Francesca, Donato Bramante, Francesco di Giorgio Martini, Fra Carnevale, Baccio Pontelli, Giuliano da Sangallo e perfino Franciabigio e Filippino Lippi. Quello che è certo è che si tratta di un autentico maestro di prospettiva come emerge dall’analisi del disegno preparatorio messo in luce dalle indagini diagnostiche condotte da Maurizio Seracini. Il disegno fu eseguito sulla preparazione del dipinto con una sottile punta metallica, quasi certamente replicando un’impostazione prospettica studiata altrove in scala ridotta. Poi fu elaborato direttamente sulla tavola, con modifiche più o meno significative: le colonne del tempio rotondo, ad esempio, poggiavano su un piano più basso (il pittore cambiò la quota di appoggio quando decise di aggiungere il basamento a gradini); dietro il tempio vi era un grande palazzo che poi l’artista decise di non dipingere; la facciata del primo edificio a destra si estendeva maggiormente verso il centro della scena; e i due pozzi ottagonali su basamento a gradini furono aggiunti solo a dipinto quasi ultimato. Il ridisegno delle linee visibili all’infrarosso mette in evidenza come alcune porzioni degli edifici non furono affatto disegnate. Gran parte delle facciate in scorcio e quasi tutto il tempio rotondo risultano mancanti; segno che il pittore in questi casi dovette servirsi di uno spolvero di cui la stesura del colore non ha lasciato traccia.