Masaccio, Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, detto, (Castel San Giovanni in Altura, 1401-Roma, 1428)
La Trinità (affresco, Firenze, Santa Maria Novella, cm 661 x 303)
Riproduzione, sc. 1:5
Elaborazione grafica a cura di F. Camerota (esecuzione di Luisa Barattin)
132x60 cm
La Trinità di Masaccio è il primo capolavoro prospettico del Rinascimento in cui la geometria prospettica è applicata con l’evidente proposito di sfondare la parete. A rendere particolarmente efficace l’illusionismo ottico ricercato dal pittore, è il fatto che l’architettura e le figure sono rappresentate in scala reale. Il punto di fuga della composizione si colloca esattamente all’altezza dell’occhio di chi guarda, e la distanza di osservazione era quasi certamente studiata per ottenere la massima illusione possibile.
Piero della Francesca ebbe certamente modo di studiare questa opera durante il suo soggiorno fiorentino del 1439 quando, con Domenico Veneziano, dipinse i perduti affreschi della Chiesa di Sant’Egidio. Il potente effetto visivo della volta a botte a lacunari ornati di rosoni, sembra sopravvivere a distanza di anni nell’analoga architettura della Sacra Conversazioneem>. Le tracce del disegno preparatorio elaborato da Masaccio per eseguire l’affresco sono tuttora visibili, in grandissima parte, sull’intonaco dipinto. Sono segni ben visibili a luce radente, alcuni incisi con lo stilo, altri impressi per battitura di corda; il pittore li tracciò sull’intonaco fresco per guidare la stesura del colore.