Secondo Livio e Plutarco, Marco Claudio Marcello, il generale che conquistò Siracusa nel 212 a.C., riconobbe e apprezzò l'immenso valore del genio di Archimede e, turbato dalla sua morte per mano di un soldato durante il sacco della città, volle dare allo scienziato degna sepoltura. Questa fu riconosciuta nascosta tra i cespugli attorno al 75 a.C. da Cicerone, allora questore della città di Lilibeo, che ne parlò nei suoi scritti fornendo anche notizie sugli studi e in particolare sul planetario di Archimede, che Marcello aveva portato a Roma per dedicarlo, assieme alle altre spoglie siracusane, nel tempio di Honos e Virtus presso Porta Capena.
Molte delle invenzioni che Archimede realizzò tra Siracusa e Alessandria furono riprese e sviluppate in epoche successive. Si ricordano, oltre agli studi sull'idrostatica e sul principio della leva negli strumenti per pesare, il perfezionamento della coclea idraulica e della vite senza fine, utilizzate in seguito dai Romani in ambito architettonico.