Nel De Architectura Vitruvio inserisce Archimede tra gli autori a lui noti per aver scritto trattati di meccanica. Inoltre, fornisce un lungo e dettagliato resoconto del metodo escogitato da Archimede per smascherare il noto imbroglio della corona perpetrato da un artigiano nei confronti di Ierone II, re di Siracusa: la quantità d'oro fornita dal sovrano per fabbricare una corona era stata infatti sostituita con metallo di minor valore. Entrato nella vasca da bagno ancora assorto nel difficile problema, Archimede nota che il suo corpo, immergendosi nell'acqua, causa l’uscita di una parte di liquido. "Eureka!" (Ho trovato!), ecco la soluzione: Archimede prende una quantità d'oro e una d'argento che abbiano lo stesso peso della corona. Le immerge successivamente in un contenitore colmo d'acqua fino al bordo e misura di volta in volta la quantità di liquido necessaria a riempire di nuovo il recipiente. Valutando il diverso volume d'acqua spostato dai tre corpi immersi nel contenitore, Archimede capisce che l'artigiano, disonesto, non ha utilizzato tutto l'oro ricevuto, ma si è servito di una lega. Il procedimento che Vitruvio attribuisce ad Archimede sarà al centro di vivaci dibattiti da parte degli studiosi di ogni epoca.
Gli strumenti per pesare si diffusero ben prima della formalizzazione dei principi che ne determinano il funzionamento. A differenza della bilancia, nella stadera l'asta di sospensione è asimmetrica; sulla parte più lunga è libero di scorrere un piccolo peso mobile detto "romano", capace di equilibrare l'oggetto posto nell'unico piatto. Basato sul principio della leva, il funzionamento della stadera è perfettamente descritto da Vitruvio (De architectrura, X, 3, 4-5). In precedenza si erano occupati di questo argomento anche lo Pseudo Aristotele, Euclide e Archimede: secondo la tradizione il Siracusano aveva dedicato a questo tema anche i perduti trattati Sulle bilance e Sui sostegni.