On the dynamical theory of heat with numerical results deduced from Mr. Joule’s equivalent of a thermal unit and M. Regnault’s observations on steam

William Thomson (1824-1907), futuro Lord Kelvin, introduce la propria formulazione del secondo principio della termodinamica nella memoria On the dynamical theory of heat, più volte ristampata a partire dal 1852. Come nel caso di Carnot, anche l’enunciato di Thomson (pagina 265, punto 12, in corsivo) sfrutta la negazione assiomatica del moto perpetuo. Il punto 13 chiarisce: “siano A e B due motori […] e assumiamo […] che A ricavi più lavoro da una data quantità di calore rispetto a B, quando i rispettivi refrigeratori sono alla stessa temperatura. Allora, a condizione di una completa reversibilità […], B potrebbe lavorare all’indietro per riportare qualsiasi quantità di calore nella propria sorgente spendendo la quantità di lavoro […] ricavata dalla stessa quantità di calore. Se, quindi, B […] fosse usato per riportare nella sorgente di A […] tanto calore quanto ne è stato attinto in un certo tempo di lavoro di A, sarebbe spesa una quantità di lavoro minore di quella guadagnata dal funzionamento di A. Perciò, protraendo una serie di operazioni di A in avanti e di B all’indietro […], ne risulterebbe una produzione continua di lavoro senza alcun prelievo di calore dalla sorgente […] e […] con più calore estratto dal refrigeratore dal lavoro di B all’indietro di quello depositatovi da A. […] Avremmo così una macchina auto-operante capace di estrarre continuamente calore […] e convertirlo in effetto meccanico. Ma questo è contrario all’assioma”.