Gli ingegneri senesi

Nei manoscritti degli ingegneri italiani del Quattrocento si assiste al tentativo di applicare l’idea del moto perpetuo alle macchine operatrici. Nel De ingeneis del senese Mariano di Jacopo detto Taccola (1381-1458 circa) troviamo riproposta la ruota a sbilanciamento con bracci articolati disegnata da Honnecourt e nei manoscritti arabi, oltre a schemi di ruote a sbilanciamento e a quella che sembra una ruota con bracci mobili e benne per scavare. Un altro ingegnere senese, Francesco di Giorgio (1439-1501), sviluppa il tema del mulino in acqua morta: disegna un motore idraulico abbinato a una pompa a stantuffo o ad una vite di Archimede che doveva funzionare con la forza della caduta d’acqua sollevata dal motore stesso.

Mariano di Iacopo detto il Taccola, De ingeneis I-II - Cod. Lat. Monacensis 197 II (BSBM), f. 58r - Ruota perpetua a bracci articolati
Mariano di Iacopo detto il Taccola
De ingeneis I-II
Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Cod. Lat. Monacensis 197 II, f. 58r
1420-1434
Mariano di Jacopo detto Taccola, De ingeneis I-II, Ruota perpetua a sbilanciamento
Mariano di Jacopo detto Taccola
De ingeneis I-II
Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothek, Codex Latinus Monacensis 197, pt. II, f. 69v
1419-1450
Francesco di Giorgio Martini, Trattato di architettura I - Ms. Ashburnham 361 (BML), f. 36r - Mulini in acqua morta
Francesco di Giorgio Martini
Trattato di architettura I
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ms. Ashburnham 361, f. 36r
1478-1481
Francesco di Giorgio Martini, Taccuino, Mulino in acqua morta
Francesco di Giorgio Martini
Taccuino
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Codice Vat. Urb. lat. 1757, f. 147v
1465-1470