Mulini in acqua morta

Il mulino in acqua morta, o a ricircolo, era la soluzione più studiata dagli ingegneri medievali che si occuparono del moto perpetuo. L’idea era quella di costruire una macina mossa da una ruota idraulica che si alimentava con l’acqua sollevata da una pompa a stantuffo, azionata dalla ruota stessa. Una tecnologia del genere avrebbe avuto un impatto economico notevole ed è per tale motivo che imprenditori e mecenati finanziavano questo tipo di ricerca. Francesco di Giorgio fu molto coinvolto nello studio di tali macchine, delle quali troviamo numerosi esemplari – almeno diciannove – nel suo taccuino giovanile (BAV, Ms. Vat. Urb. Lat. 1757), una selezione dei quali è poi proposta nella prima stesura del suo Trattato di architettura. È interessante notare come i mulini in acqua morta scompaiano completamente nella seconda stesura del trattato (BNCF, Cod. Magliab. II.I.141), segno che Francesco nei dieci anni che separano le due versioni di quest’opera aveva approfondito gli studi di fisica, abbandonando l’idea della possibilità del moto perpetuo, almeno nella versione delle macchine operatrici.