Il moto perpetuo nel Medioevo

In Europa la più antica attestazione di macchina per il moto perpetuo è un disegno di ruota a sbilanciamento di chiara influenza araba, presente nel taccuino dell’architetto di origini piccarde Villard de Honnecourt (XIII secolo). Dalla stessa area geografica viene un altro documento: nel suo studio dedicato alla calamita lo scienziato Pierre de Maricourt (XIII secolo) presenta una curiosa ruota perpetua a “induzione magnetica”. In generale, le testimonianze medievali sono molto rare, perché artigiani e ingegneri non usavano comunicare le loro conoscenze in forma scritta. Tuttavia è ragionevole ipotizzare che intorno alla metà del Trecento la discussione sul moto perpetuo fosse già diffusa, come emerge dalle opere di questi due autori, i quali fanno riferimento a un dibattito tra maestri e artigiani che durava da tempo.

Petrus Peregrinus, De magnete seu Rota perpetui motus libellus - Ms. Vat. Lat. 4082 (BAV), f. 195v
Petrus Peregrinus
De magnete seu Rota perpetui motus libellus
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Ms. Vat. Lat. 4082, f. 195v
XIV secolo
Villard de Honnecourt, Ruota perpetua a sbilanciamento meccanico, Ms. Fr 19093, f. 5r
Villard de Honnecourt
Parigi, Bibliothèque nationale de France, Ms. Fr 19093, f. 5r
1225-1235