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Ruota perpetua a sbilanciamento meccanico
Per quanto sia difficile immaginare il contenuto e il tenore del dibattito scientifico-ingegneristico intorno al tema del moto perpetuo nell'Europa del XIII secolo, è rilevante il fatto che l’unico manoscritto di un architetto-ingegnere di epoca medievale pervenutoci, il cosiddetto Taccuino di Villard de Honnecourt, riporti un disegno molto rudimentale di una ruota a bracci articolati, riconducibile concettualmente a quella della tradizione araba. Si ritiene che il taccuino di Villard, sul quale si riconoscono mani di diversi estensori, sia stato compilato prevalentemente tra il 1225 e il 1235, un periodo anteriore di trent’anni rispetto al manoscritto copiato da Rubi Zag, il che consentirebbe di anticipare l’introduzione in Europa del dibattito sul moto perpetuo alla prima metà del secolo. Sotto il disegno della sua ruota a bracci articolati con masse oscillanti, Villard annota che «per molto tempo i maestri (maistre) hanno discusso su come far girare la ruota da sola. Ecco come la cosa può essere fatta mediante un numero fisso di mazzuoli o con argento vivo». Il fatto che il disegno presenti solo la soluzione a bracci oscillanti, senza far riferimento a come sostituire i «mazzuoli» con cilindri a spostamento di mercurio, potrebbe indicare che Villard non avesse visto un disegno di questa ruota e che stesse riportando soltanto una conoscenza indiretta, limitandosi a dare il disegno della versione più semplice. Interessante è il riferimento ai «maestri» che discutono su come far girare la ruota da sola, grazie al quale si può immaginare un dibattito presente nell’ambito professionale dei tecnici che non ha lasciato tracce nelle fonti scritte e iconografiche fino a questo periodo, indice di come i protagonisti di questo contesto culturale non avessero familiarità con la scrittura e tramandassero le loro conoscenze e idee per via orale.