Le origini indiane e arabe
La più antica descrizione di una macchina a moto perpetuo risale all’India del VII secolo, quando il matematico Brahmagupta, volendo rappresentare il movimento ciclico ed eterno dei cieli, delineò una ruota a sbilanciamento il cui funzionamento dipendeva dallo spostamento del mercurio dentro i raggi cavi. Nel XII secolo Bhāskara, un altro matematico indiano, modificò questa ruota dando ai raggi cavi una forma curva, in modo da disegnare un percorso asimmetrico in perenne squilibrio. A questo periodo risalgono anche le prime testimonianze del mondo arabo: in un manoscritto anonimo del XIII secolo dedicato alle ruote idrauliche sono disegnate e spiegate otto ruote a moto perpetuo. A partire dalla metà del XIII secolo l’idea della macchina a moto perpetuo si diffuse in Occidente.
The Súrya Siddhánta: Or, an Ancient System of Hindu Astronomy, Followed by the Siddhānta Śiromani, trad. dal sanscrito di L. Wilkinson, Kolkata 1860
Leida, Universiteits-bibliotheken, Ms. 3.288 cod. 499 Warm, f. 77v