Ruota perpetua a masse oscillanti

La ruota è costituita da un cerchione e da un mozzo ai quali, tramite stringhe, sono vincolate delle sfere metalliche. Durante la rotazione le stringhe limitano il movimento delle sfere, che si spostano descrivendo un percorso asimmetrico rispetto al centro di rotazione. Lo sbilanciamento apparente induceva a credere che il movimento delle sfere potesse determinare la rotazione del cerchione in maniera perpetua. Il manoscritto nel quale troviamo la prima raffigurazione di questo dispositivo è un trattatello arabo di autore anonimo dedicato allo studio delle ruote idrauliche, diffuso in Europa a partire dal XIII secolo, del quale si conoscono quattro copie oggi conservate a Oxford, Leida, Berlino e Firenze. Pur essendo molto difficile seguire la diffusione del manoscritto, è interessante sottolineare come le ruote perpetue in esso descritte si ritrovino in modelli sostanzialmente analoghi anche nei trattati degli ingegneri occidentali del periodo medievale. In particolare, il modello di ruota qui presentato si ritrova, in una versione modificata e semplificata, con il numero di sfere ridotto da ventiquattro a cinque, nel taccuino di Antonio da Sangallo il Giovane, che la chiama “ruota di Pasquino”, probabilmente dal nome dell’ingegnere che l’aveva progettata.