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Analisi della ruota perpetua di Domenico Balestrieri
Qui Leonardo analizza una particolare ruota perpetua, annotata come il “sofistico del Balestrieri”, costituita da una girandola di tubi di lunghezza diversa piegati ad angolo retto, montati in maniera da formare una bilancia a bracci ineguali. Nella rotazione, quando il tubo è riempito, la parte col braccio più lungo ha un momento maggiore e ciò dovrebbe indurre la macchina alla rotazione. La datazione tradizionalmente assegnata a questo foglio è il 1508-1510, ma non possiamo escludere che sia di qualche anno anteriore e risalga agli inizi del Cinquecento, quando Leonardo stava studiando le ruote perpetue idromeccaniche disegnate nei fogli 34v del Codice Arundel e 40r del Codice Atlantico. Il riferimento esplicito alla ruota di un altro ingegnere, individuato nel pittore milanese Domenico Balestrieri, nato nel 1463, getta luce sul dibattito intorno alle macchine del moto perpetuo tra gli artisti e gli ingegneri dell’epoca. Per fare un esempio quasi contemporaneo a Leonardo, il quaderno di Antonio da Sangallo il Giovane contiene il disegno di una ruota perpetua chiamata “ruota di Pasquino” (GDSU, 1445Av), con la quale pensava di poter alimentare quattro pompe a stantuffo.