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“Elettromotore perpetuo” di Zamboni e suoi elementi
L’“elettromotore perpetuo” o pila di Zamboni è formato da una serie di dischi sovrapposti, del diametro di circa 20 millimetri. I dischi sono ricavati da un foglio di carta imbevuto in una soluzione di solfato di zinco, lasciati asciugare e, in seguito, rivestiti da un lato con stagnola sottilissima e dall’altro con diossido di manganese amalgamato con miele, per mantenere un minimo livello di umidità. I dischi, collegati l’uno all’altro con del filo, sono inseriti in serie in un cilindro di vetro. Tutte le intercapedini presenti fra i dischi e il vetro sono riempite con cera fusa e trementina. L’esterno del cilindro è rivestito con materiale bituminoso per evitare perdite di corrente. Due elettrodi di ottone completano la pila, in grado di raggiungere tensioni elevate.
Gli inventari del Museo Galileo (n. 390) indicano che questa particolare pila, oggi rotta, era una delle due costituenti una “macchinetta” di Zamboni, impropriamente chiamata “elettromotore”. Si legge infatti: “Elettromotore di Zamboni composto di due pile galvaniche entro tubi di vetro muniti di ghiere masticiate. Dette pile scorrono lungo la base entro una culisse [sic] di ottone. È mancante dell’ago e un tubo è smasticiato”.