Studio per una ruota perpetua ad assetto variabile

Nel foglio 557r-v del Codice Atlantico, anche se non si fa esplicito riferimento al moto perpetuo, troviamo lo studio per una ruota articolata con una serie di cassette rotanti disposte lungo la circonferenza, che dovrebbero essere in grado di spingersi l’un l’altra. Nel descrivere il dispositivo, Leonardo fa riferimento due volte all’«aumento» che grazie a tale cinematismo veniva dato alla ruota. Questa non meglio precisata grandezza fisica, con la quale Leonardo si riferiva all’impeto dei volani (da lui chiamati «ruota dell’aumento» proprio per la loro capacità di mantenere la rotazione anche dopo la cessazione della forza che l’aveva resa possibile), si pensava potesse essere controllata e amplificata sommando le forze in gioco generate dal movimento delle cassette periferiche montate su questa ruota. Appare assai significativo in questo contesto l’impiego del termine «polificata», un hapax in tutta la produzione manoscritta di Leonardo, che dà ben conto della dimensione pionieristica dei suoi studi, i quali talvolta non trovavano nel lessico tecnico- scientifico del tempo termini adatti a esprimere i concetti sviluppati. Egli impiega questo termine nel contesto dell’individuazione dell’ostacolo principale all’impeto nei sistemi rotativi, ovvero l’attrito che agisce sul polo (centro) di rotazione. Con «polificare l’asse» Leonardo intende frazionare la forza che agisce sul polo frenandolo e consumandolo, per distribuirla su tanti poli. Il processo, evidentemente analogo a quanto avviene nei cuscinetti, richiama alla memoria i sistemi antiattrito a settori semicircolari da lui studiati agli inizi degli anni Novanta e applicati al sistema di bilico delle campane.