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La via delle Indie
La via delle Indie

Voi arete inteso, Lorenzo, sì per la mia, come per lettera de' nostri Fiorentini di Lisbona, come fui chiamato, stando io in Sibilia, da' Re di Portogallo, e mi pregò che mi disponessi a servillo per questo viaggio; nel quale m'imbarcai a Lisbona a' tredici del pasato, e pigliammo nostro camino per mezzodì, e tanto navicammo che pasammo a vista de l'Isole Fortunate, che oggi si chiamano di Canaria, e pasammole di largo, tenendo nostra navicazione lungo la costa d'Africa. E tanto navicammo che giugnemmo qui, a uno cavo che ssi chiama el Cavo Verde, ch'è principio della provincia d'Etiopia, e sta al meridiano de l'Isole Fortunate, e tiene di larghezza 14 gradi della linea equinoziale; dove a caso trovammo surto due navi de' Rre di Portogallo, ch'erano di ritorno de le parte d'India orientali, che sono di quelli medesimi che andorono a Calicut ora 14 mesi fa - che furono 13 navili - co' quali i' ho aùto grandissimi ragionamenti, non tanto de' loro viaggio, come della costa della terra che corsono, e delle richezze che trovorono, e di quello che tengono. Tutto sotto brevità si farà in questa menzione a Vostra Magnificenza: non per via di cosmogrofia, perché non fu in essa frotta cosmografo né metamatico nesuno (che fu grande erore), ma vi si diranno così discontortamente come me la contorono, salvo che ll'ho io alcuno tanto coretta colla Cosmogrofia di Tolomeo.

Lettera a Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici del 18 luglio 1501

Questa frotta de' Re di Portogallo partì di Lisbona l'anno 1499 del mese d'aprile, e navicorono al mezzodì fino a l'isole del Cavo Verde, che distano dalla linea equinoziale 14 gradi incirca, e fuora d'ogni meridiano verso l'occidente, che potete dire che lle stanno più a l'occidente che l'Isole di Canaria sei gradi, poco più o meno: ché ben sapete come Tolomeo e lla maggior parte delle scuole de' cosmografi pongono el fine de l'occidente abitato l'Isole Fortunate, le quali tengono di latitudine, coll'astrolabio e con el quadrante […]; e ll'ho trovata essere così. La longitudine è cosa più dificile, ché per pochi si può conoscere, salvo per chi molto vegghia e guarda la congiunzione della Luna co' pianeti: per causa della detta longitudine, io ho perduti molti sonni e ho abreviato la vita mia 10 anni; e tutto tengo per bene speso, perché spero venire in fama lungo secolo, se io torno con salute di questo viaggio: Idio non me lo reputi in superbia, ché ogni mio travaglio è adirizzato al Suo santo servizio.

Lettera a Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici del 18 luglio 1501