Frammenti di decorazione pittorica - Pompei, Casa del Bracciale d'oro
Frammenti di decorazione pittorica - Pompei, Casa del Bracciale d'oro

Con le conquiste dell'epoca imperiale si ampliarono notevolmente le conoscenze geografiche. I pompeiani vennero così a contatto con regioni e popoli diversi; queste esperienze sono narrate nei testi in uso all'epoca, ad esempio quelli di Plinio, e rappresentate negli affreschi dove compaiono piante spontanee e piante coltivate, delle nostre regioni o importate da paesi lontani. Lo stesso vale per gli animali terrestri e acquatici, presenti in un grande numero di raffigurazioni che mostrano esemplari della nostra fauna e di quella esotica. Oltre che rappresentati, gli animali e le piante esotiche erano fisicamente importati contribuendo così alla diffusione delle specie nelle diverse province dell'Impero.

Un grande numero di raffigurazioni in sculture, pitture e mosaici, oltre ai reperti di scavo, permette di ricostruire la fauna vesuviana nel 79 dopo Cristo. In alcuni cicli decorativi si osservano numerose specie selvatiche: uccelli, cinghiali e orsi. Degli orsi, ai quali veniva data la caccia, sono stati rinvenuti denti e frammenti scheletrici. Nei mosaici e nelle pitture erano frequentemente raffigurati animali marini: si riconoscono aragoste, polpi, orate, spigole e murene.
Di grande impatto sono anche le sculture dedicate alla caccia, cui fanno riscontro le temibili corna e zanne trovate negli scavi.
La raffigurazione non escludeva la fauna minore: su frammenti di affreschi si riconoscono infatti farfalle, cavallette e chiocciole.

Gli artisti di Pompei rappresentarono spesso gli animali marini, come avviene nei due grandi mosaici che illustrano, tra l’altro, la lotta tra un’aragosta e un polipo. Le raffigurazioni dei pesci, straordinariamente realistiche, consentono la precisa individuazione delle singole specie e il confronto con quelle attuali, dal quale emerge l’assenza di rilevanti cambiamenti di aspetto e di comportamento nei duemila anni trascorsi.

I pompeiani avevano una buona conoscenza della fauna esotica, raffigurata spesso da artisti per lo più provenienti da Alessandria d’Egitto. Venivano importati animali per divertire il pubblico negli spettacoli circensi. Il pavone, apprezzato per la sua bellezza, fu importato dall’India. I gatti, introdotti in Italia dall’Egitto e dalla Libia, erano ancora rari nel I secolo dopo Cristo, a Pompei come a Roma. Scheletri di gatto sono stati rinvenuti negli scavi della Villa di Oplontis. Il grande mosaico della Casa del Fauno dimostra che gli abitanti di Pompei conoscevano il coccodrillo, l’ippopotamo, il cobra e gli ibis sacri. La fauna africana è attestata anche dalle raffigurazioni di elefanti e di antilopi. È stato inoltre ritrovato lo scheletro di una scimmia.
I Romani incontrarono per la prima volta gli elefanti quando Pirro, re dell’Epiro, invase l'Italia, intorno al 280 avanti Cristo. Durante le guerre puniche essi conobbero gli elefanti africani, in seguito importati per gli spettacoli circensi. Frequenti sono le rappresentazioni di leoni e, più raramente, di tigri.
Le numerose conchiglie esotiche testimoniano di un fiorente commercio con regioni lontane.

Frammenti di decorazione pittorica
  • Provenienza: Pompei VI,17 (Ins. Occ.), 42 Casa del Bracciale d'Oro, giardino antistante il triclinio 31 (1985)
  • Datazione: Metà I secolo d.C.
Mosca
  • Provenienza: Pompei
  • Datazione: I sec. d.C.