5. Macchine da guerra
Il problema di espugnare città cinte da mura è alla base della comparsa di macchine da assedio capaci di lanciare dardi e proiettili in pietra.
Introdotte dai Greci, queste macchine furono adoperate e perfezionate dai Romani. Niente è sopravvissuto delle macchine degli antichi: costruite prevalentemente in legno, materiale deperibile, ci sono note attraverso le descrizioni contenute nelle fonti letterarie e attraverso alcune rappresentazioni iconografiche antiche.
Nell'89 a. C., per espugnare Pompei che aveva appoggiato l'insurrezione degli alleati italici, i Romani impiegarono macchine da assedio: il segno dei proiettili scagliati da catapulte, balliste ed onagri è ancora visibile sul tratto di mura compreso tra Porta Ercolano e Porta Vesuvio.
Le macchine da assedio erano concepite per espugnare città cinte da mura, contro le quali scagliavano pietre e dardi. Le macchine belliche, introdotte dai Greci e perfezionate dai Romani, funzionavano per accumulo dell’energia prodotta da tensione o torsione di fasci di fibre, funi, nervi o crini animali.
I numerosi proiettili in pietra rinvenuti testimoniano che nell’assedio di Pompei da parte dei Romani, nell’89 avanti Cristo, furono impiegati vari dispositivi bellici. Tra questi anche l’onàgro che, caricato a torsione mediante argani, lanciava proiettili sferici di grandi dimensioni.
- Provenienza: Pompei, R.VII,1,25 (Casa di Sirico, dal triclinio)
- Datazione: Seconda metà del I secolo d.C. - IV stile