3. Medicina e chirurgia
Le fonti letterarie testimoniano la forte e diretta influenza esercitata sulla pratica medica romana dalle organiche e mature conoscenze dei Greci.
A Roma le malattie venivano curate con sostanze ricavate da erbe e piante medicinali, mentre le lesioni, le alterazioni traumatiche e le forme tumorali erano affidate all'opera dei chirurghi.
A Pompei, diverse case hanno restituito numerosi strumenti chirurgici costruiti in bronzo e lega di rame.
I primi medici, giunti a Roma dalla Grecia, dove la medicina aveva raggiunto livelli avanzati, costituirono un riferimento fondamentale per la pratica medica romana, che raggiunse il culmine col trattato di Celso.
La farmacopea romana si fondava su erbe, estratti animali e minerali. Nei tempi più antichi i medici preparavano personalmente i farmaci, recandosi nei campi a cercare le erbe o acquistandole in botteghe specializzate. La preparazione dei farmaci, un’operazione divenuta via via più complessa, fu successivamente eseguita in laboratori specializzati, dotati delle competenze e delle attrezzature necessarie.
Lesioni, deformità o alterazioni fisiche erano oggetto dell’intervento del chirurgo, che si serviva di diversi strumenti. A Pompei ne sono stati trovati vari esemplari, prove eloquenti della diffusione delle pratiche chirurgiche.
I chirurghi romani erano in grado di eseguire molteplici interventi: parto cesareo, asportazione del cristallino in caso di cataratta, cure dentarie e trapanazione del cranio. Erano inoltre ben conosciute ed efficacemente applicate le tecniche di riduzione delle lussazioni e delle fratture degli arti.
- Provenienza: Ercolano, Casa del Rilievo di Telefo
- Datazione: Fine I secolo a.C.