6. Caccia e pesca
L'insieme del territorio vesuviano, dal litorale alle colline, e poi fino ai boschi montani, favoriva, lontano dai centri abitati, l'insediamento di grandi mammiferi, oggetto di caccia. Essendo, inoltre, situato lungo le rotte delle correnti migratorie, offriva anche ampie possibilità di uccellagione. Mezzi di caccia erano l'arco e le frecce nonché lacci e reti di adeguate dimensioni. Le prede venivano "richiamate" o spinte in trabocchetti appositamente allestiti. Una volta consumata la carne, le ossa più grandi erano usate per fabbricare oggetti di uso comune o ornamentale, mentre zanne e corna venivano conservate come trofei.
La pesca, particolarmente evoluta, si differenziava poco da quella ancora oggi praticata. Sono, infatti, stati rinvenuti moltissimi ami in bronzo e reti di diversi tipi che, insieme alle descrizioni letterarie e artistiche, offrono un quadro completo delle tecniche utilizzate per ricavare risorse alimentari dal mare. Praticata era pure la pesca subacquea in apnea, per la quale venivano usati speciali arpioni.
Nel mondo classico la caccia era molto diffusa. Tra le prede più ambite c’erano cervi e caprioli, che popolavano i monti e i boschi intorno alla piana vesuviana. Il cacciatore impegnava la preda in una gara di corsa che si concludeva, grazie all’aiuto dei cani, con l’abbattimento del selvatico. Più rischiosa era la caccia al cinghiale: l’animale era dotato di terribili zanne e, se ferito, aggrediva l’uomo. I più coraggiosi lo attendevano a piè fermo impugnando una corta picca, in modo che la fiera restasse trafitta mentre attaccava. Veniva cacciato anche l’orso, che albergava sui rilievi a nord e ad est della piana vesuviana. Per la caccia alla lepre si usava un particolare bastone, oltre a reti e lacci, e si impiegavano veloci cani simili a levrieri. Attrezzi analoghi erano utilizzati per la caccia agli uccelli.
La pesca era praticata sia con ami, innescati e tenuti da lenze, sia con reti. Le reti erano di fibre vegetali, spesso di lino, e venivano riparate con appositi aghi. Si usavano due tipi di reti: quella ancora oggi abituale e il cosiddetto giacchio. Venivano inoltre raccolti molluschi e bivalve.