Fusi e girelli, Pompei
Fusi e girelli, Pompei

Attorno al 79 d. C. l'industria tessile era una delle attività principali a Pompei. Venivano lavorate numerose fibre naturali di origine vegetale ed animale, cutanea e ghiandolare. Le fibre vegetali erano ricavate dalla coltura delle piante o dalla vegetazione spontanea mediante processi di macerazione, battitura ed essiccazione.
Gli abitanti di Pompei raggiunsero particolare abilità nel lavorare la lana grezza e nel trasformarla in prodotti finiti. Filatura e tessitura erano lavori prettamente femminili. I telai erano verticali con ordito a contrappesi, la stoffa era tessuta a partire dall'alto verso il basso. Sia i filati che le stoffe erano sottoposti a processi di tintura con sostanze coloranti organiche di origine vegetale ed animale.

La lavorazione dei tessuti era una delle principali attività produttive di Pompei. Le fibre vegetali si ottenevano macerando i fusti di piante come la ginestra, il lino e la canapa, oppure dai semi del cotone. Quelle animali provenivano dalla tosatura delle pecore e dalla successiva lavorazione della lana mediante un cardo spinoso. Un'altra fibra era ricavata dai filamenti di ancoraggio agli scogli di un grosso mollusco.
La filatura era eseguita col fuso e il filo prodotto veniva lavorato su un alto telaio. I fili verticali, cioè l’ordito, erano mantenuti in tensione tramite pesi; ad essi venivano intrecciati con una spola i fili orizzontali, che costituivano la trama. Man mano che veniva prodotta, la stoffa era avvolta su un asse orizzontale. Il tessuto era poi tinto con colori vegetali, tra cui il giallo, il rosso, il turchino e il nero, oppure con colori animali, come la porpora, ricavata dalla conchiglia di un mollusco.

Pilastro dei "Fullones"
  • Provenienza: Pompei, Fullonica di Veranio Ipseo (R. VI, 8, 20)
  • Datazione: Seconda metà I sec. d.C.
Ricostruzione di un telaio antico
  • Modello funzionante
  • Datazione: 1999