13. La lavorazione dei metalli
A Pompei, come in molti altri centri della Campania, la lavorazione del metallo raggiunse livelli molto elevati.
Per quanto gli scavi archeologici abbiano consentito di reperire numerosi oggetti in metallo, ancora non sono state individuate officine o botteghe dove venivano praticate queste produzioni.
Da un'iscrizione elettorale apprendiamo dell'esistenza in città di una corporazione di orafi. Certamente la lavorazione del bronzo raggiunse livelli straordinari: l'arredo domestico, il vasellame, gli strumenti da lavoro e di precisione, e numerosi altri utensili, erano fabbricati con questo metallo.
I metalli erano estratti da giacimenti a cielo aperto o alluvionali, oppure da miniere. Il metallo grezzo veniva trattato al fuoco presso il luogo di estrazione con impiego di notevoli quantità di legna e fuso in lingotti, che venivano marcati per indicarne la proprietà. Il metallo, esposto ad alte temperature, veniva poi forgiato col martello sull’incudine, in modo da fargli assumere la forma desiderata. Un’altra lavorazione a caldo consisteva nel versare il metallo fuso in stampi per ottenere oggetti di vario genere.
La lavorazione a sbalzo veniva, viceversa, realizzata a freddo. Gli oggetti di maggior pregio venivano rifiniti mediante levigatura, cesellatura e applicazione di metalli nobili.