8. Colture urbane ed extraurbane
La grande fertilità del suolo vesuviano, dovuta alla sua origine vulcanica e alla vicinanza del fiume, necessario per le irrigazioni, favorì un gran numero di colture diverse, destinate soprattutto ad uso alimentare e tessile. La conoscenza delle caratteristiche del terreno e la deperibilità dei prodotti determinavano la scelta ed il luogo delle colture.
Intorno alla città si sviluppavano principalmente le colture orticole: lo smercio dei prodotti, infatti, doveva avvenire in breve tempo. Nelle pianure, particolarmente umide, trovavano posto essenzialmente le colture tessili, anche perché necessitavano della vicinanza del fiume per la macerazione delle fibre. Le fasce collinari, più asciutte e ben esposte, erano deputate alla coltivazione delle viti, dei cereali, principalmente frumento ed orzo, e degli alberi da frutta, soprattutto quella di più facile conservazione come noci, nocciole e fichi: spesso tali coltivazioni erano tra loro associate.
Veniva praticata anche la rotazione delle colture per permettere al terreno di rigenerarsi.
Gli orti, annessi a modeste abitazioni, erano generalmente di dimensioni limitate e si concentravano nella parte sud-orientale della città. Poche tracce restano degli ortaggi coltivati, mentre, tra le piante legnose, era frequente la vite, piantata a pergolato o disposta in filari. Comuni erano anche il nocciòlo, il fico e gli alberi da frutto della famiglie delle rosacee.
Diffuse erano le produzioni legate alle attività agricolo-artigianali. Nel giardino della Casa di Ercole, il cui proprietario era un profumiere, erano coltivate piante erbacee, probabilmente gigli e rose, e olivi che fornivano la base oleosa per unguenti e profumi.
Nel perimetro urbano si trovavano inoltre vivai, nei quali le piante erano coltivate in filari all’ombra di alberi. I giardini, ornati da statue e da fontane, erano spesso racchiusi tra le colonne di un peristìlio e suddivisi in aiuole, come nella Casa dei Casti Amanti. Le piante ornamentali non erano di particolare pregio, ma venivano disposte in studiata simmetria. Come si osserva in alcune pitture murarie, le aiuole erano delimitate da griglie di canne.
Il verde pubblico era poco diffuso, anche se la palestra grande era ombreggiata da platani disposti in duplice fila su tre dei suoi quattro lati.
Nella piana del Sarno i raccolti si succedevano durante tutto l’arco dell’anno. Gli scavi hanno rivelato vari tipi di sistemazioni agrarie, pertinenti a frutteti, orti e cereali. Nel suburbio di Pompei le colture, a indirizzo ortofrutticolo e in minor misura cerealicolo, si sviluppavano intorno alle ville rustiche.
Dai cereali, come orzo e frumento, si ricavava farina da pane e da dolci. Anche dal farro si ottenevano farine alimentari, previa torrefazione e battitura effettuata con un particolare mortaio. Le leguminose erano ampiamente coltivate e, in misura ancora maggiore, la vite e l’olivo. La trasformazione dei prodotti avveniva tramite macine, torchi vinari e oleari.
- Provenienza: Pompei, R.VII,3,30 (dal tablino)
- Datazione: Seconda metà del I sec. d.C.