15. La cosmesi
Reperti, affreschi e mosaici testimoniano la cura che si dedicava nell'antica Pompei all'aspetto esteriore.
A partire dal I secolo d. C. le donne cominciarono a truccarsi abitualmente: esistevano maschere di bellezza e rossetti. Unguenti, balsami e profumi erano ricavati da piante mescolate con olii vegetali o grassi animali; tra i profumi era ricercatissimo quello di rosa.
Tra le donne pompeiane era in voga la pettinatura con scriminatura centrale, mentre gli uomini adulti portavano i capelli corti.
I Romani considerarono la cosmesi una vera e propria arte. Profumi e unguenti erano preparati con sostanze naturali, da tecnici specializzati, in apposite botteghe. I profumi erano conservati in contenitori di vetro dalle forme assai varie. La grande diffusione dei cosmetici è testimoniata anche dal fatto che a Roma, nel II secolo avanti Cristo, i censori ne proibirono la vendita e l’importazione.
Tra le pettinature femminili andava di moda la crocchia con la scriminatura centrale, mentre le donne sposate ricorrevano ad acconciature più complesse, che realizzavano con l’ausilio di pettini, fermacapelli e retine.
Le terme erano il luogo adibito alla cura del corpo: all’interno c’erano uno spogliatoio con nicchie nel muro e panche di pietra, il frigidarium, cioè la stanza per il bagno nell’acqua fredda, il tepidarium, vano di passaggio che serviva per evitare bruschi sbalzi di temperatura, e il calidarium, l’ambiente per il bagno caldo. Annesse a questi locali erano le stanze per la ginnastica e per ungere e pulire il corpo dopo gli esercizi.