Strumenti musicali (sistro), Pompei
Strumenti musicali (sistro), Pompei

La relazione diretta tra i fenomeni sonori e le vibrazioni trasmesse dai corpi era già nota ai Greci. Da queste conoscenze derivarono i principi ed i criteri in base ai quali costruirono teatri dalle notevolissime prestazioni acustiche.
Per fornire una spiegazione sulla differenza fisica tra i suoni si fece ricorso a grandezze numeriche: Pitagora stabilì infatti per primo una precisa relazione matematica tra l'altezza del suono e la lunghezza di una corda vibrante, dando così origine alla scala armonica.
Alla scala armonica fanno riferimento gli strumenti musicali, che anche a Pompei accompagnavano i fondamentali momenti della vita dell'uomo, diventando parte integrante del ritmo che scandiva la vita sociale: i riti, il gioco, la guerra, il trionfo, la morte.

I Romani assimilarono il concetto platonico della musica come scienza squisitamente matematica, dotata per giunta di notevole valore morale, un concetto sul quale insisterà più tardi Boezio. Per questo la musica era essenziale nei riti, nelle rappresentazioni teatrali, nelle feste.
Nei riti la musica assumeva significati simbolici legati al culto dei morti, al mito di Bacco e a quello della sirena, raffigurata nelle rappresentazioni più antiche come uccello rapace e non come donna-pesce. Nel teatro la musica accompagnava il gioco delle maschere, tragiche o comiche, i cortei dei musicanti e le rappresentazioni di Apollo, che ne era il protettore.
C’era poi la musica per le feste, suonata nei banchetti, o durante i giochi. Strettamente legata alla musica era la danza, anch’essa presente nei riti, nel teatro e nelle feste. Nelle danze che mescolavano sacro e profano comparivano le mènadi, i silèni e i centauri, personaggi legati a miti diversi.
I musicanti utilizzavano strumenti a fiato, a percussione e a corda.

Mosaico pompeiano con musici
  • Provenienza: Pompei, c.d. Villa di Cicerone
  • Datazione: Fine II sec. a.C. - I stile