Dal XII secolo, le questioni relative al mondo celeste e sublunare e ai quattro elementi erano discusse in ambito universitario e scolastico a partire da tre opere di Aristotele (384-322 a.C.): il De caelo, il Meteorologica e il De generatione et corruptione. Nelle sue rubriche cosmografiche, Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464) cita i principali commentatori di Aristotele: i musulmani tradotti in latino, Avicenna (980-1037) e Averroè (1126-1198), e i filosofi cristiani Alberto Magno (ca. 1193-1280), Tommaso d’Aquino (ca. 1225-1274) e Giovanni Sacrobosco (ca. 1195-1256). I loro commentari proponevano un insieme molto vasto di quaestiones volte a comprendere e aggiornare il sapere tramandato nei tre libri ‘fisici’ di Aristotele. Fra Mauro spiega la struttura e il funzionamento del mondo sublunare integrando i testi di questi autori con le Sacre Scritture e la teologia patristica, in particolare con il racconto della creazione trasmesso dal Genesi e le relative letture di Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino. Dalla Summa theologica di San Tommaso, ad esempio, deriva quasi alla lettera, ma tradotta in volgare veneziano, l’intera rubrica sul numero dei cieli, che oggi rappresenta l’unica tradizione veneta della Summa ad essersi conservata.