Tra le numerose imbarcazioni raffigurate nel mappamondo di Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464) si notano anche due tipologie di navi a vela note come nave latina e nave quadra. A differenza delle galee, costruite presso l’Arsenale veneziano, le navi a vela venivano realizzate in cantieri privati e trasportavano la maggior parte delle mercanzie, soprattutto quelle più voluminose, come il sale, il legname e i materiali da costruzione.

La nave latina aveva un solo ponte e due alberi, sui quali venivano issate vele triangolari, dette latine. Era lunga circa 19 metri, larga quasi 9 e alta, alla sommità dello scafo, circa 3 metri. La nave quadra era più robusta; lunga più di 20 metri e larga quasi 10, aveva uno scafo alto quasi 5 metri che consentiva un ponte accessorio per il carico delle merci e maggiore resistenza alla forza delle onde, rendendola più adatta alla navigazione nell’Atlantico.

Michele da Rodi (?-1445), che al tempo di Fra Mauro descrive dettagliatamente queste imbarcazioni, indica la nave quadra come un’innovazione tecnologica della marineria mediterranea derivata dall’adozione delle tecniche applicate nelle Fiandre e nei paesi della costa atlantica per la costruzione delle cocche. Queste ultime erano imbarcazioni particolarmente robuste, molto capienti ma ben manovrabili, con uno scafo più alto, un albero maestro con vela quadrata, un secondo albero con vela triangolare e un solo timone. Rispetto alle galee, le navi a vela erano più corte e più larghe, necessitavano di un piccolo equipaggio e avevano una maggiore capacità di carico.