Guglielmo di Rubruck (ca. 1210-ca. 1270), un francescano fiammingo che partecipò alla settima crociata guidata da Luigi IX di Francia (ca. 1214-1270) tra il 1248 e il 1254, fu uno dei protagonisti del primo incontro tra la cristianità e il lontano Oriente. Guglielmo ebbe notizie dei Mongoli mentre era in Palestina, dove conobbe il domenicano Andrea di Longjumeau (sec. XIII), uno dei delegati pontifici incaricati di arruolare i Mongoli nella crociata. I Mongoli avevano conquistato i territori occidentali dell’Asia noti come l’Orda d’oro e rappresentavano una temibile potenza militare. In linea con la strategia pontificia, Luigi IX incaricò Rubruck e il confratello Bartolomeo da Cremona (?-ca. 1255) di recarsi nei territori dell’Orda d’oro per tentare di promuovere la conversione dei Mongoli al cristianesimo e la loro conseguente alleanza contro i musulmani del Vicino Oriente. Partiti da San Giovanni d’Acri nel 1253, i due raggiunsero Costantinopoli e, attraversando il Mar Nero, si diressero verso il Don e il Volga, già in territorio mongolo. Non potendo prendere decisioni di così grande portata, i sovrani locali invitarono Rubruck a raggiungere la corte di Möngke Khan (1208-1259), a Karakorum. Proseguendo quindi verso est, il francescano attraversò le enormi steppe meridionali delle attuali Ucraina, Russia e Kazakistan e, dopo circa un anno, raggiunse Karakorum, la capitale mongola sul fiume Orhon. A pochi anni dal viaggio compiuto e descritto dal confratello Giovanni da Pian del Carpine (1185-1252), Rubruck fu il primo europeo a visitare e descrivere Karakorum. Introdotto a corte, ne descrisse i costumi, i rituali, la lingua e la scrittura, il sincretismo e la pluralità delle religioni, tra cristiani nestoriani, musulmani e buddisti, con i quali s’intrattenne in dispute alla presenza del Gran Khan. Osservò con precisione anche le tattiche militari degli eserciti mongoli e molti aspetti della vita quotidiana dei popoli nomadi. Restò a Karakorum solo pochi mesi, per poi intraprendere un difficile viaggio di ritorno fino al Mar Caspio, da dove, attraversando l’Anatolia, raggiunse San Giovanni d’Acri nell’estate del 1255. Raccontò il viaggio e la storia dei Mongoli in un’opera molto dettagliata destinata al re di Francia, nota come Itinerarium. Pur avendo avuto una circolazione molto limitata, alcuni estratti di quest’opera furono accolti nell’Opus maius di Ruggero Bacone (ca. 1214-ca. 1294), una delle più importanti enciclopedie medievali.