Tra i circa quaranta autori citati esplicitamente da Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464), lo scienziato greco Claudio Tolomeo (ca. 100-ca. 178), vissuto ad Alessandria nel secondo secolo dopo Cristo, è quello ricordato più volte e senza dubbio il riferimento più importante. Fra Mauro concepisce e disegna il suo mappamondo in dichiarata contrapposizione con la Geografia di Tolomeo, tradotta dal greco in latino a Firenze agli inizi del XV secolo. In alcuni cartigli molto complessi e di grande valore per la storia della cultura e della scienza, Fra Mauro, scrivendo in prima persona, sostiene che non poteva limitarsi a riprodurre le tavole della Geografia di Tolomeo, come forse taluni dotti cosmografi suoi contemporanei si sarebbero aspettati. Spiega come il mondo conosciuto e descritto da Tolomeo al tempo della massima espansione dell’Impero Romano fosse ormai divenuto obsoleto per gli uomini di metà Quattrocento. In particolare, scrive che, se avesse seguito Tolomeo, avrebbe dovuto escludere molti luoghi nelle parti meridionali e settentrionali dell’ecumene. Per queste e molte altre località – ad esempio quelle descritte da Marco Polo (1254-ca. 1324), da Odorico da Pordenone (ca. 1280-1331), da Niccolò de’ Conti (ca. 1395-1469), o dai monaci etiopi che conobbe personalmente – non vi erano ancora coordinate di latitudine e longitudine verificate, e dunque la struttura cartografica di Tolomeo non poteva essere adottata. Pur dichiarando apertamente il debito e l’ammirazione per l’opera del cosmografo alessandrino, da lui vagliata criticamente in volgare, Fra Mauro optò per una rappresentazione non tolemaica.