La navigazione stimata consisteva nel pianificare la rotta e nel rilevare periodicamente la posizione della nave e la distanza percorsa rispetto a una posizione nota. I dati del rilevamento venivano riportati ogni giorno su una carta nautica segnando la posizione raggiunta e il punto di partenza per il giorno successivo. La direzione della rotta era facilmente controllabile per mezzo della bussola, uno strumento fondamentale che fin dal XII secolo aveva cambiato radicalmente il modo di navigare. La misura della distanza percorsa era invece più complessa, poiché si doveva misurare la velocità della nave in un intervallo di tempo e moltiplicare quel dato per il tempo trascorso dall'ultima misurazione. Il risultato era sempre molto approssimativo, sia perché la velocità della nave non era mai costante, dipendendo dai venti, dalle correnti e dalle condizioni del mare, sia perché lo scorrere del tempo si misurava con strumenti poco affidabili, come la clessidra e l'arenario. Il flusso dell'acqua, nel caso della clessidra, o della sabbia, nel caso dell'arenario, era infatti influenzato dalla stabilità dello strumento, dalla temperatura e dall'umidità dell'aria. Sia la clessidra che l'arenario, inoltre, dovevano essere tenuti sotto continua osservazione: andavano girati ogni mezz'ora, e andavano tarati quotidianamente con il notturlabio che, attraverso l'osservazione delle stelle, permetteva di stabilire il momento della mezzanotte. L'uso delle tavole astronomiche permetteva eventualmente di tarare i segnatempo anche al sorgere, al culminare e al tramontare del Sole. Per misurare la velocità si usava il solcometro, registrandone ogni mezz'ora il dato su una tavoletta mostra rombi insieme alla direzione della rotta. Ogni quattro ore si sommavano le misurazioni, e a fine giornata la rotta e la distanza si registravano sulle carte nautiche.