Verso la metà del Cinquecento il mappamondo di Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464) era considerato una delle meraviglie di Venezia. Già sul finire del secolo precedente, nel 1483, un predicatore tedesco diretto in Terra Santa ne aveva registrato la bellezza sul suo diario di viaggio dopo aver visitato a Venezia il monastero di San Michele. Secondo Giovanni Battista Ramusio (1485-1557), umanista e segretario del Consiglio dei Dieci del Dogado, la visita al mappamondo era una tappa usuale dei forestieri che da Venezia andavano a vedere la lavorazione del vetro a Murano.
A suscitare l’ammirazione per la grande mappa di San Michele era forse anche il fatto che si pensava fosse la copia di un mappamondo perduto di Marco Polo (1254-ca. 1324). Giovanni Battista Ramusio lo sostiene nel secondo volume delle Navigationi et Viaggi, edito nel 1559, dove incluse tra vari resoconti di viaggio anche il Milione del grande viaggiatore veneziano. Secondo Ramusio, Marco Polo era tornato a Venezia con una carta marina e un mappamondo, che nel corso del suo lungo viaggio aveva continuamente aggiornato. Sulla base di quelle mappe un converso di San Michele, il cui nome era stato da tempo dimenticato, avrebbe dipinto il bellissimo mappamondo istoriato, guastando tuttavia la qualità cartografica della mappa di Marco Polo con l’aggiunta di descrizioni, animali e altre “sciocchezze”, così le definisce Ramusio, tali da compromettere l’autorevolezza della fonte originale.